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-

USCIRE DALL'INCREDULITÀ E LA SFIDUCIA

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Mc 6, 1-6

Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?" E si scandalizzavano di lui. Ma Gesú disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua." E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarí. E si meravigliava della loro incredulità.

*****

L'"aneddoto" evangelico, a proposito del viaggio di Gesú nel suo paese, rivela ciò che suol essere un modo di "funzionare" frequente tra le persone che, a sua volta, mette in evidenza l'inconsistenza del donde nasce.

Non è strano che l'essere umano si muova tra la credulità ingenua e la sfiducia preventiva. Questi due atteggiamenti denotano entrambi mancanza di libertà interiore e di fiducia in sé stessi.

La credulità porta ad assumere acriticamente posizionamenti di altri, che sono facilmente idealizzati. Nel far cosí, uno proietta in qualcosa o in qualcuno la sicurezza che non trova dentro di sé. Quindi si spiega che, quanta piú insicurezza, tanta piú proiezione, credulità e idealizzazione.

La sfiducia aprioristica costituisce un meccanismo di difesa per mezzo del quale la persona vuole proteggersi di fronte a quello che la potesse mettere in discussione, oppure cerca di squalificare qualcuno davanti al quale si sentirebbe inferiore. Anche qui appare chiaro che, sia la protezione esagerata sia la squalificazione dell'altro, nascondono paura del diverso o, semplicemente, del nuovo, e un qualche sentimento occulto di inferiorità.

Tra le due, è la libertà interiore quella che permette di adottare una posizione aperta e, nello stesso tempo, ragionevolmente critica, senza cadere in idealizzazioni infantili o in squalificazioni nate dal timore. La persona adulta è capace di accogliere tutto senza perdere i propri riferimenti interni. E appunto perché trova un saldo appoggio in sé stessa tollera posizioni diverse dalla propria, non avendo nessuna difficoltà per conviverci.

La libertà interiore poggia sull'amore a sé stessi e sull'umiltà. Il primo fa sí che la persona possa accogliersi e sentirsi unificata; la seconda, grazie all'accettazione della sua verità completa, le permette di riposarvi, senza timore e senza orgoglio.

Sia la credulità che la sfiducia si nutrono della paura. Di fatto, l'orgoglio non è che la maschera con cui si traveste la paura di non essere importante o di stare al di sotto degli altri. Tutto ciò indica che solo superando questi timori occulti si può trovare la pace e la fiducia. E la via per riuscirci passa per l'accettazione amorosa della propria verità.

Nella misura in cui l'io vada integrandosi, crescerà anche la capacità di trascenderlo. Smetteremo di identificarci con lui per scoprire che la nostra vera identità è una con tutti gli esseri -per cui qualunque paragone è privo di senso- ed essa stessa è fiducia e sicurezza, libertà interiore. Como ha detto Gesú, il riconoscimento della verità che siamo ci fa liberi (Gv 8,32).

 

Enrique Martínez Lozano

www.enriquemartinezlozano.com

Traduzione: Teresa Albasini

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