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L'AMORE NON SI COMPRA

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Quando Gesù entra nel Tempio di Gerusalemme non trova persone che cercano Dio, ma commercio religioso. La sua azione violenta di fronte ai «venditori e cambia valuta» non è altro che la reazione del Profeta che si incontra con la religione convertita in mercato.

Quel Tempio, chiamato ad essere il luogo in cui si doveva manifestare la gloria di Dio e il suo amore fedele, è diventato luogo di inganni e abusi, dove regna il desiderio del denaro e il commercio interessato.

Chi conosce Gesù non si stupirà della sua indignazione. Se qualcosa appare costantemente nel nucleo stesso del suo messaggio è la gratitudine a Dio, che ama i suoi figli e le sue figlie senza limiti e vuole vedere tra di loro solo amore fraterno e solidale.

Per questo, una vita convertita in mercato, dove tutto si compra e si vende –anche la relazione con il mistero di Dio– è la perversione più distruttiva di quello che Gesù vuole promuovere. Certo la nostra vita è possibile solo nello scambio e nel mutuo servizio. Tutti viviamo dando e ricevendo. Il rischio sta nel ridurre le nostre relazioni a commercio interessato, pensando che nella vita tutto consiste nel vendere e comprare, prendendo agli altri il massimo profitto.

Quasi senza rendercene conto ci possiamo convertire in «venditori e scambisti» che non sanno fare altro che negoziare. Uomini e donne incapaci di amare, che hanno eliminato dalla loro vita tutto quello che sia donare.

È facile allora la tentazione di negoziare anche con Dio. Lo si ossequia con qualche culto per andar bene con lui, si pagano messe o si fanno promesse per ottenere da lui qualche beneficio, si compiono riti per averlo in nostro favore. La cosa grave è dimenticare che Dio è amore, e l'amore non si compra. Per qualcosa Gesù diceva che Dio «vuole amore e non sacrifici».

Forse la prima cosa di cui oggi abbiamo bisogno nella Chiesa è l'annuncio della gratuità di Dio. In un mondo convertito in mercato, dove tutto è esigito, comprato o guadagnato, solo il gratuito può continuare ad affascinare e sorprendere, perché è il segno più autentico dell'amore.

Noi credenti dobbiamo essere più attenti a non sfigurare un Dio che è amore gratuito facendolo a nostra misura: triste, egoista e piccolo come le nostre vite mercantizzate.

Chi conosce «la sensazione della grazia» e ha sperimentato qualche volta l'amore sorprendente di Dio, si sente invitato a irradiare la sua gratuità e, probabilmente, è colui che meglio può introdurre qualcosa di buono e di nuovo in questa società dove tante persone muoiono di solitudine, noia e mancanza di amore.

 

José Antonio Pagola

 Traduzione: Mercedes Cerezo

Publicado en www.gruposdejesus.com

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