Noi cristiani, fin da bambini, abbiamo sentito parlare di una scena evangelica chiamata tradizionalmente la «trasfigurazione di Gesù». Adesso non è possibile sapere con certezza come si è formato questo racconto, È rimasto nella tradizione cristiana soprattutto per due motivi: aiutava a ricordare il mistero nascosto in Gesù ed era un invito ad ascoltare solo lui.

Sulla cima di una «montagna alta», i discepoli più vicini vedono Gesù con il volto «trasfigurato». Era accompagnato da due personaggi leggendari della storia d'Israele: Mosè, il grande legislatore del popolo, ed Elia, il profeta di fuoco che aveva difeso Dio con zelo ruggente bruciante.

I due personaggi, rappresentanti della Legge e dei Profeti, hanno il volto spento: solo Gesù irradia luce. Loro, tra l'altro, non proclamano nessun messaggio, vengono a «conversare» con Gesù: Solo lui ha l'ultima parola, solo lui è la chiave per leggere qualunque messaggio.

Pietro sembra non averlo capito. Propone di fare «tre tende», una per ciascuno. Mette tutte e tre sullo stesso piano. Non ha capito la novità di Gesù. La voce uscita dalla nube chiarirà le cose: «Questi è il Figlio mio, l'eletto, ascoltatelo». Non dovevano ascoltare Mosè o Elia, ma Gesù, il «Figlio amato». Le sue parole e la sua vita ci scoprono la verità di Dio.

Noi, seguaci di Gesù, non viviamo di una qualunque credenza, norma o rito. Una comunità diventa cristiana quando pone al centro l'Evangelo, soltanto l'Evangelo. Ecco dove si gioca la nostra identità. Non è facile immaginare un fatto sociale più umanizzante di un gruppo di credenti che ascolta insieme il «racconto di Gesù». Ogni domenica possiamo sentire la sua chiamata a guardare la vita con occhi diversi e a viverla in maniera più responsabile, costruendo un mondo più abitabile.

José Antonio Pagola

Traduzione: Mercedes Cerezo

Publicado en www.gruposdejesus.com